Lettera aperta ad un caro amico/Smettiamola di voler danneggiare l’Edera Come uscire dall’anarchismo più deteriore Lettera aperta ad un caro amico da parte di un anonimo che crede ancora nell’amicizia e nella lealtà: doti umane sparite. Caro G., da quando ti conosco, circa un cinquantennio, ho sempre apprezzato le tue doti di equilibrio e serenità. Ti scrivo per dirti che l’ultima iniziativa che hai intrapreso, partecipando alla stesura di un documento da altri ispirato, non fa onore alla tua lunga storia di repubblicano. Hai partecipato altresì alla raccolta di consensi, spesso telefonici ed altrettanto spesso strappati con l’inganno: quel documento non è "un documento" per aiutare il segretario. Questo tu lo sapevi molto bene. Il titolo che lo accredita come un documento di "repubblicani" è falso, ipocrita, strumentale ed è servito solo e solamente a danneggiare il PRI e a carpire la buona fede, come accertato, di amici Repubblicani. Tu dici che il Partito dev’essere un partito di teste e non di tessere. Concordo con te, ma vorrei essere rassicurato della materia di cui sono fatte queste teste… Il PRI è stato salvato, se è stato salvato, da persone che hanno speso tutto quanto potevano e forse di più. Qualcuno, prima o poi, dovrà ringraziare il povero segretario, perché per tenere fede alla parola data in Congresso e per svincolare il PRI da una situazione politica ormai insostenibile, ha deciso di non candidarsi, favorendo un’autonomia politica che peraltro in questi lunghi anni si era già manifestata con azioni concrete. A proposito di autonomia, domandati quali parlamentari repubblicani partecipavano alle cene natalizie di Forza Italia. Naturalmente i "repubblicani", come li chiami tu, sono bene indirizzati da te soprattutto attraverso i suggerimenti di chi una volta vota l’estrema sinistra, una volta vuole andare al centro con Albertini e magari, almeno all’inizio, anche con il PDL. Sarebbe servito al PRI, e molto, anche qualche suggerimento dall’ex responsabile degli Enti locali dell’UDC e di quanti all’epoca lo avevano seguito in quell’avventura. E sarebbe pure servito qualche suggerimento di chi è stato responsabile del settore Università di Forza Italia, oltre che senatore dello stesso partito. Sarebbe servito qualche suggerimento di chi qualche giorno prima dell’adesione a quel documento si fosse adoperato a Carrara per raccogliere le firme dovute per la presentazione delle liste PRI in Toscana e non per essere riconfermato in una fondazione bancaria. Caro amico mio, se volete la segreteria, perché non avete parlato con il segretario? Io non so se racconta frottole, ma un giorno sì e l’altro pure sostiene di volerla lasciare. Accontentatelo! Finora, per come risulta da pubbliche dichiarazioni, si è proposto ad assumere la segreteria solo il senatore Del Pennino. Proponetelo! Caro amico mio, Giovanni Conti, che tu conosci bene, sosteneva che, conquistata la Repubblica, tutti si dichiaravano repubblicani: comunisti, democristiani, socialisti, liberali e persino i missini, ma i Repubblicani, per Giovanni Conti, evidentemente non per te, erano solo quelli iscritti al Partito Repubblicano Italiano. Ugo La Malfa, nel suo ultimo congresso, disse che gli uomini passano ma il Partito resta: infatti a quasi 120 anni dalla nascita è ancora là. Non ha rappresentanza parlamentare. E perché dovrebbe averne, al di là delle scelte politiche, un partito che vive dell’anarchismo più deteriore, al cui sviluppo tu collabori con le tue improprie iniziative? Credo alla tua buona fede, ma penso anche che hai commesso un errore macroscopico, danneggiando ulteriormente il PRI. Il tempo passa ma le cose cambiano poco o per niente. Nel marzo del 1900 così scriveva Arcangelo Ghisleri a Salvemini: "Io preferisco la solitudine. Ci si sta tanto bene con se stessi! Ci si vede passare davanti, nelle loro maschere d’occasione, i mimi della politica militante; amici che mutano di giacca e di pose, avversari che mutano linguaggio, e noi lì, al medesimo posto, fra tanta baraonda, col piacere di poter dire: vi ricordo, vi riconosco, e sorridere di tutti…" Caro G., ti chiedo scusa per l’anonimato, che era doveroso, non potendo commentare il documento da te stilato in collaborazione con il tuo amico di sempre. Ho tanti difetti ma ho il dono della lealtà, pur non indossando anelli baronali. Dall’unica nonna che ho avuto sono stato trattato, fortunatamente, in modo molto spartano: ho potuto così evitare infantili derive da portarmi dietro fino alla quasi serenità! Caro G., se puoi ricerca la lettera di Ghisleri a Salvemini e forse ti pentirai di quanto hai fatto. Un caro affettuoso saluto. P.S.: Gli amici emiliano-romagnoli e siciliani, dopo aver miracolosamente presentato le liste dell’Edera saranno ugualmente apprezzati dai tuoi amici "repubblicani" se resisteranno alla sirena Monti, oppure no? |